Le insidie fiscali. Editoriale di Aldo Berlinguer. L’Unione sarda, 2 agosto 2023

Le vere insidie fiscali
C’è una curiosa coincidenza in questi giorni: proprio mentre il Parlamento approva la legge delega sulla riforma fiscale, i telegiornali di mezzo mondo riferiscono degli ingaggi da capogiro per i giocatori di calcio più ricercati: 700 milioni di dollari l’anno proposti (da Al Hilal) a Mbappé, 120 a Messi, 100 a Ronaldo..e via discorrendo.
Per carità, si tratta di grandi campioni, molto amati dal pubblico ma emolumenti di questo tenore non si erano mai visti nella storia del calcio e, complici i continui rialzi da parte dei grandi possidenti arabi, questo trend non sembra più fermarsi. Finiranno col pagare un calciatore quanto una finanziaria dello Stato.
C’è qualcosa che stride in tutto questo. Certo, un’economia di mercato deve attenersi a principi liberali ma la tremenda diseguaglianza con i tanti, tantissimi che, sempre più, faticano ad arrivare a fine mese, non può lasciarci indifferenti.
Ma allora, che fare? Porre limiti a questi emolumenti non sembra la ricetta giusta. Più equo lavorare sulla tassazione, che ha un effetto redistributivo. La nostra Costituzione prevede infatti che ciascuno sia tenuto a concorrere alla spesa pubblica in base alla propria capacità contributiva e su base di progressività (art.53) . Tuttavia , ad oggi, noi abbiamo quattro aliquote fiscali: 23,25, 35 e 43 per cento. Dunque la progressività si interrompe con quest’ultima aliquota, mentre i redditi salgono e di molto.
Oggi, la legge delega affida al governo il compito di procedere a una «revisione e graduale riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, nel rispetto del principio di progressività e nella prospettiva della transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica..».
La delega è molto, sin troppo generica ma fa chiaramente intendere che le aliquote saranno ridotte e che si volgerà verso un’aliquota unica. Traduco: già oggi chi ha un reddito di sessantamila euro e chi ne ha uno di 100 milioni soggiacciono alla stessa aliquota fiscale, cioè il 43%. Da domani probabilmente l’aliquota si ridurrà per entrambi.
Ora, io non credo che i nostri costituenti volessero assimilare, come se si trattasse della stessa cosa, i redditi del ceto medio a quelli degli ultramilonari.
E non penso che sia neppure logico tassare diversamente chi guadagna 28 e 29 mila euro (10% di differenza) e invece considerare alla stessa stregua chi ne guadagna 51mila o cento milioni.
Infatti, in passato non era così. Anzi, la riforma fiscale del 1971 (n. 825 del 9/10/1971) era precisissima, con 32 scaglioni di imposta e le corrispondenti aliquote (dal 10 al 72%).
Oggi si vuole ribaltare il sistema, con un livellamento verso il basso di aliquote che già erano vantaggiose per i redditi milionari e lo diverranno ancor di più domani. Se poi torniamo ai peperoni del calcio, emerge un aspetto ancor più paradossale.
L’estensione ai campioni residenti all’estero della disciplina agevolata per il rientro dei cervelli (art.16 dlgs147/2015) fa sì che, per almeno 5 anni (10 se si compra un immobile) chi viene a giocare in Italia paghi le imposte solo sul 50% del reddito.
Quindi il fortunato che riceve un ingaggio da 50 milioni l’anno, oltre a beneficiare di un’aliquota già favorevole (43%) (identica a quella applicata a chi guadagna 51 mila euro), andrà, con l’aliquota unica, a pagare ancora meno imposte. Non basta, le stesse saranno ridotte del 50%, per il mero fatto che quel “cervello” calcistico ha scelto di venire a giocare in Italia.
Ora, ridurre del 50% le imposte a questi milionari dello sport significa applicare loro un’aliquota occulta del 23% circa, cioè quella che si applica a chi guadagna meno di 15mila euro l’anno.
Insomma, la tassazione è spesso l’unico strumento per riequilibrare le diseguaglianze, alleggerendo i meno abbienti e il ceto medio da una pressione diventata insostenibile. Se la si usa male si ottiene l’effetto opposto. La riduzione della pressione fiscale è senz’altro auspicabile ma occorre farla evitando di assimilare tra loro condizioni reddituali estremamente diverse e rimuovendo tante, inaccettabili sperequazioni.
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