Insularità: tempo scaduto – Editoriale di Aldo Berlinguer – L’Unione Sarda del 07/01/2023

Insularità: tempo scaduto

È iniziato il nuovo anno e, come di consueto, gli uffici regionali si avviano a emanare nuovi bandi per la concessione di finanziamenti a valere sui fondi europei ed oggi anche sul PNRR. Nei prossimi giorni tocca all’edilizia scolastica, poi verrà l’agricoltura, l’ambiente, il turismo.. eccetera. È in corso d’opera anche la valutazione delle offerte per i bandi sulla continuità territoriale aerea, onde evitare che la Sardegna, in quanto isola, resti del tutto isolata.

I funzionari regionali sanno che i finanziamenti che si accingono a destinare rispondono alla logica degli aiuti di Stato. Vengono largiti a operatori economici in virtù del fatto che la Sardegna, in quanto regione svantaggiata, è tra le aree europee che tutt’oggi ha diritto di ricevere aiuti finanziari. Il criterio è sempre lo stesso: il pil pro capite a livello europeo. Cioè: dove si compravendono meno beni e servizi, quindi si genera un’economia più ridotta, si ha diritto ad essere aiutati.

Tutto questo risponde a normative europee stratificate nel tempo, che prevedono una mappatura di Comuni i quali, per altitudine ed altri vincoli naturali significativi, si dicono ancor più svantaggiati. Oggi, in virtù di una revisione effettuata nel 2020, i comuni svantaggiati che godono di una premialità in taluni bandi regionali, sono passati da 279 a 309.

Non si tiene invece conto del fatto che, dallo scorso luglio, è stato reintrodotto in Costituzione, all’articolo 119, il principio di insularità che (merita ricordarlo) prevede due cose. Anzitutto che la Repubblica riconosca le peculiarità delle isole; e poi che la stessa promuova misure utili a ridurre gli svantaggi derivanti dalla condizione insulare. Com’è noto, la Repubblica italiana include la Regione Sardegna, la quale dunque, oggi, potrebbe vedere una propria legge dichiarata incostituzionale qualora non assicuri adeguate compensazioni ai territori insulari, cioè i propri e (ancora di più) a quelli delle isole minori. Tuttavia, come i funzionari regionali sanno bene, nessuna premialità è attribuita normativamente ai territori insulari (ancor meno a quelli subinsulari) rispetto, ad esempio, a quelli continentali del Mezzogiorno.

Viene dunque da chiedersi quando questa dimensione insulare, oggi riconosciuta e protetta dalla Costituzione, debba tradursi in un vantaggio concreto a favore di chi le isole le abita e vi opera. Visto che gli stessi bandi delle regioni insulari ad oggi non ne tengono conto. Insomma, siamo ancora ai titoli, ai principi, alle enunciazioni.

Che fare dunque? Dobbiamo rivolgerci, come al solito, alla magistratura per veder applicata una norma costituzionale? Meglio passare dalle parole ai fatti e muovere celermente verso una disciplina italiana ed europea che dia concretezza al nuovo principio di insularità. Urge dunque una legge sulle isole ed un forte attivismo finalizzato a inserire l’argomento nell’agenda europea. Ricordate ad esempio il protocollo (common understanding) firmato il 3 giugno 2016 tra l’Italia e la UE sugli aiuti di stato? Bene, proviamo a ripartire da lì, visto che anche il principio di insularità di cui all’articolo 174 del trattato europeo (TFUE) non ha avuto ancora alcuna concreta applicazione.

Nel frattempo, il tempo passa e ogni giorno trascorso invano si registra una ulteriore beffa a carico delle popolazioni insulari, le quali restano ancora al palo. Il tempo è denaro, dicono gli inglesi. E i denari vanno inesorabilmente ad altri.

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