Lezioni dalla pandemia – Editoriale di Aldo Berlinguer – L’Unione Sarda del 14/01/2023

Lezioni dalla pandemia

Premetto: non sono un medico. E proprio per questo mi sono fidato, nei tanti mesi della pandemia, di chi ne sa più di me; cioè il Governo, gli enti locali, il personale medico e sanitario. Ho adottato tutte le precauzioni richieste e mi sono vaccinato ben quattro volte. Non ho neppure condiviso molte delle proteste che si sono levate, specie quelle che mi sono apparse più orientate al consenso che a fornire soluzioni utili al problema.

Tuttavia, dopo più di due anni di pandemia, alcune cose ho creduto di averle imparate o quantomeno le ho registrate nella memoria. Ma non mi pare –forse sbaglio- che siano diventate di comune dominio. Anzitutto la consapevolezza che i problemi sanitari, come quelli ambientali, sono planetari e dunque occorre essere molto attenti a ciò che avviene altrove, anche per poter prevenire i guai ed evitare di farsi cogliere impreparati. È ciò che accadde (lo ricordiamo tutti) quando in Cina il covid era già esploso ma da noi minimizzavano il problema, pur non avendo piani pandemici adeguati ed aggiornati. Oggi, mi pare che la situazione si ripresenti in forme analoghe. In Cina si prevedono infatti, nei prossimi tre mesi, quasi due milioni di morti per covid, gli ospedali sono al collasso e ci sono circa 6000 morti al giorno. Da noi c’è il liberi tutti e solo in queste ore ci viene raccomandato di richiedere il tampone a chi viene dalla Cina, dimenticandoci (di nuovo) di tutti coloro che, pur provenendo da quel paese, fanno scalo in qualche altro.

Credevo di aver appreso, nei primi anni della pandemia, che della Cina, quanto a informazioni sanitarie, non ci si potesse fidare, essendo esse frammentarie e spesso opache. Tuttavia, a sentire i nostri esperti, sembra che tutte le varianti in circolazione in quel paese siano da noi conosciute, tanto che si dice: non preoccupatevi, siamo già immunizzati. Credevo anche di aver imparato che una larga diffusione del virus non consente di prevedere tutte le sue varianti poiché, più il virus circola, più muta. Ma, devo essermi sbagliato, altrimenti anche questo adagio delle “varianti conosciute” sarebbe un’ennesima boutade.

Continuo dunque a fidarmi della scienza. Ma -perdonatemi- vedere il mondo diviso in due, con interi continenti flagellati da milioni di vittime ed altri, noncuranti, che si sollazzano allegramente mi sembra una visione un po’ manichea e paradossale dalla quale non vorrei che ci risvegliassimo con un sussulto non proprio piacevole.

Insomma, pur non condividendo la tranquillizzante marcetta dell’italianità immune a tutti i mali, io resto ligio alle direttive pubbliche. È anche facile, visto che non prevedono nulla. Ma a questo punto, domando: se dovesse ripetersi il tragico scenario di inizio 2020, con una pandemia che tracima improvvisamente anche da noi e ci coglie nuovamente impreparati. Chi spiegherà agli italiani che i piani pandemici non sono ancora pronti, che medici e infermieri scarseggiano, che la sanità territoriale non funziona.. eccetera? Chi farà finta che due anni non siano passati? Chi se ne assumerà la responsabilità?

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